La felicità come competenza
Ti chiederai se non sto un po’ esagerando, parlando della Felicità come di una Scienza, eppure se mi segui ti renderai conto che la felicità non è solo un’emozione, ma anche una vera e propria competenza.
La felicità come emozione è considerata spesso una cosa effimera, difficilmente raggiungibile e di breve durata. Questa è quella denominata Felicità Edonica, perché per sua natura è legata al piacere che ricaviamo da ciò che facciamo. Possiamo trovare felicità nel raggiungimento di un risultato, nella degustazione di un buon piatto, nella serata con buoni amici, in una vacanza al mare e così via.
La felicità Edonica è di per sé di breve durata e non è definibile in egual modo per ciascuno, non ha regole, perché ognuno di noi gode di questa emozione in modo diverso e per motivi diversi.
Poi c’è un altro tipo di felicità, la Felicità Eudamonica che è legata al modo in cui decidiamo di vivere. Letteralmente significa: vivere in compagnia di un buon Demone. Che significa? Aristotele diceva che
La felicità è lo scopo supremo della vita.
approfondiamo il concetto insieme!
La felicità Eudamonica è tutto ciò che facciamo per andare verso quello che è il nostro motivo di vita, il nostro scopo, la nostra mission, il nostro perché più grande. E’ tutto ciò che facciamo orientato al raggiungimento del nostro scopo di vita.
Per definire questo tipo di felicità dobbiamo chiederci:
Cosa faccio, ogni giorno, per rendere la mia vita, e quella delle persone che mi stanno vicine, felice?
Per rispondere a questa domanda sono stati esposti i Quattro pilastri della Scienza della Felicità.
Ciò che rende estremamente necessarie queste regole, sono alcune ricerche fatte negli ultimi anni:
- in Italia, circa undici milioni di persone assumono psicofarmaci;
- In famiglia, all’aumentare dello stress dei genitori, i figli sono esposti al 31% di rischio in più di incorrere in droga od alcool;
- In Europa quaranta milioni di lavoratori soffrono di stress da lavoro, conclamato;
- Al lavoro, il 75% dei dipendenti dichiara di non sentirsi apprezzato;
- In una recente ricerca Americana, il lunedì mattina aumenta del 26% il rischio di suicidio da parte dei dipendenti
- Nelle Business, le aziende che hanno un livello basso di coinvolgimento, hanno cali di fatturato del 32,7%
- Nel mondo, un paese su cinque, è impegnato a combattere guerre o a sconfiggere la fame;
Quindi iniziamo.
PRIMO PILASTRO: Più chimica positiva, meno chimica negativa
Siamo programmati per la negatività, ma funzioniamo meglio con la positività
Secondo gli studi delle Neuroscienze e della biologia genetica, quando noi proviamo agitazione ed ansia produciamo ormoni dello stress, che, come sappiamo, se prodotti per lungo periodo causano un abbassamento delle difese immunitarie.
Perciò, tutte le volte che non mi sento capito o riconosciuto dal gruppo, non mi sento approvato, vengo trattato o tratto con violenza ed aggressività, la chimica prodotta dai miei ormoni è una chimica che pian piano mi avvelena e mi toglie energia.
Quando invece, provo emozioni positive, il mio corpo produce la famosa D.O.S.E. (Dopamina, Ossitocina, Serotonina, Endolfina), mix di ormoni che mi fanno stare bene. E non solo: migliorano le mie capacità cognitive!
Per far sì che il nostro corpo produca questo tipo di ormoni dobbiamo decidere di comportarci in un determinato modo.
I comportamenti che producono questa buona chimica sono comportamenti legati alla gentilezza, alla gratitudine, al riconoscimento, al volontariato, alla beneficenza. Tutto ciò fa stare bene noi e le persone che vivono con noi.
SECONDO PILASTRO: Più Noi, meno Io.
Il genere umano è creato per la socialità.
Nell’evoluzione, è sopravvissuta la specie che ha saputo relazionarsi meglio e creare, quindi, più relazioni.
Non la più forte, non la più intelligente.
La cooperazione e le relazioni sociali creano abbondanza. Diversi studi confermano che le persone che riescono a mantenere relazioni più felici e durature, sono le persone che vivono meglio sia mentalmente che fisicamente; vivono più a lungo ed hanno una maggior memoria anche con l’avanzare dell’età.
TERZO PILASTRO: Il nostro Essere
Troppo poco viene trattato ciò che è importante per ogni individuo. I nostri valori e i nostri bisogni sono parte del nostro hardware, eppure in 20.000 ore di studio, a scuola, nessuno ci parla dell’Essere come persona, come talenti, come emozioni…
Se non conosciamo noi stessi,cosa è importante per noi, in cosa siamo unici e quali sono i nostri talenti, come facciamo a capire cosa ci serve per essere felici e qual è il nostro PERCHE’?
QUARTO PILASTRO: Più disciplina, meno caos
Il nostro cervello ha capacità neuro plastiche, ciò significa che può cambiare idee, convinzioni, schemi mentali e schemi motori, e lo può fare anche rapidamente, ma per farlo deve agire delle pratiche.
Ognuno ha le sue. Importante è creare una routine, un’abitudine: yoga, meditazione, sport, relazioni, volontariato o beneficenza, non importa cosa. Importa che sia qualcosa che ci porti verso il nostro scopo, verso ciò che è importante per noi.
Qualsiasi cosa decidiamo di fare, importante è farlo in modo costante, ordinato e appropriato al nostro Essere.
Costante perché mi servono almeno 21 giorni per creare un’abitudine; ordinato perché ci dev’essere una programmazione, meglio ancora se un orario preciso; appropriato perché ognuno di noi è unico e quello che decidiamo di fare deve essere adatto a noi ai nostri interessi, al nostro fisico, alle nostre emozioni.
La felicità ed il successo
Shaw Achor è uno dei maggiori studiosi della Scienza della Felicità. Egli sostiene che siamo abituati a pensare che la felicità sia qualcosa che va raggiunta perché la scuola stessa, ci insegna che saremo felici quando raggiungeremo i nostri obiettivi. Poi si continua con quando troverai un lavoro, avrai la tua casa di proprietà, avrai una stabilità economica, troverai l’amore, quando avrai un figlio…
In verità, egli dice, le persone che hanno successo in azienda e nella vita, non sono le persone che raggiungono i risultai, ma sono persone che partono da un livello di felicità interna. Quindi definisce la felicità il punto di partenza, non il punto di arrivo.
Non è “quando avremo successo saremo felici”. E’ molto più probabile che “persone felici trovino il successo”. Cambia l’equivalenza.
Questo è un concetto che si ritrova anche nell’abbondanza e nella legge dell’attrazione. E’ questione di essere grati di ciò che abbiamo per attrarre altrettanto. E’ questione di amare gli altri per essere amati. E’ questione di vivere ad una data frequenza, per attirare a se le stesse vibrazioni dello stare bene.
Ciò che rispecchi, attrai….
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