Storie di animali
Nelle prime giornate di riapertura dopo il lockdown, ho deciso di fare un giro con destinazione il Bivacco Minanzio, in Val Canali. E’ una delle mie gite preferite perché il sentiero è impegnativo, piuttosto ripido e con qualche pezzetto dove usare le mani per salire, in una sorta di facile arrampicata. Proprio per il fatto di non essere alla portata di tutti, difficilmente si incontra qualcuno.
Ho deciso di prendere con me Juta, cucciolo di bracco Tedesco di 8 mesi, che causa la chiusura ho potuto portare ancora poco in giro.
Parcheggiata la macchina sopra la Malga Canali, abbiamo proseguito a piedi, prima sulla strada bianca, poi al Pian delle Lede abbiamo preso il sentiero a sinistra che entra nel bosco. Lì ho tolto il guinzaglio a Juta per permetterle di camminare da sola, imparando a non allontanarsi.
Nonostante la sua esuberanza, devo dire che era molto brava. Usciva dal sentiero che io stavo percorrendo, scorrazzando a destra e sinistra, ma sempre a vista, facendo una sorta zig zag nella chiara ombra del bosco. Arrivate all’attraversamento del rio delle Lede il sentiero era parzialmente franato ed ho dovuto aiutarla, prendendola in parte in braccio, per superare il vuoto creato dall’acqua. Dal lì poi, ha ripreso nella sua scoperta del territorio e passo dopo passo, abbiamo proseguito la nostra salita.
Finito il bosco, il sentiero si inerpica fra pascoli e roccette con una pendenza sempre continua. Ad un certo punto Juta si allontana di una cinquantina di metri e ritorna con in bocca un’intera zampa scarnificata, probabilmente di un camoscio. La scena, anche se un po’ macabra, era piuttosto buffa, perché la zampa, nonostante non fosse enorme, tenuta di traverso nella sua bocca era decisamente grande rispetto alle dimensioni del cane. Me l’ha portata vicina, ho potuto notare i rimasugli di pelo alle estremità ed il primo pensiero è stato – lupi? Si, molto probabile. Dopodiché, rendendosi conto che la zampa le intralciava il passo e rimaneva indietro, ha deciso di abbandonarla e proseguire senza.
La giornata era veramente splendida. Il silenzio era quello che cercavo. Non il silenzio imposto dai regolamenti. Non il silenzio imposto dalla paura. Quello era un silenzio privo di libertà. Questo era un silenzio gioioso, di rispetto e di cura. Era il silenzio della natura. Lo avevo atteso, cercato, voluto e raggiunto. Stavo proprio bene.
Arrivata al bivacco, mi ha entusiasmato notare i lavori fatti forse la scorsa estate: era stato ridipinto di fresco. Il color panna della struttura, un po’ smorto, era stato ricoperto da un giallo sfavillante e le imposte scrostate ed un po’ arrugginite, ridipinte con un rosso fiammante. Metteva veramente allegria. Splendida ciliegina di questa magnifica giornata.
Mi sono seduta al sole con le spalle contro la parete del bivacco, ho riposato un po’, mangiato qualcosa, scattato alcune foto e preso degli appunti. Poi pian pianino, siamo ripartite per la discesa.
Juta si è nuovamente avvicinata alla zampa che aveva abbandonata in salita. L’ha ripresa in bocca, ha fatto qualche passo, poi l’ha riposta iniziando ad annusare tutt’attorno a dove l’aveva appoggiata. Mi si è avvicinata ed ha ripreso con me la discesa, ma con un atteggiamento molto diverso. Invece che scorrazzare di qua e di là mi rimaneva incollata alle calcagna, spesso bloccandosi ed annusando l’aria. Alcune volte mi superava di qualche passo, per poi bloccarsi in mezzo al sentiero ripetendo quel suo fiuto indagatore. Tutto subito ho pensato avesse paura di ripercorrere il tratto di sentiero franato, ma una volta superato il tratto fatto i salita, il suo comportamento non cambiava. Nel tratto di bosco, poi, il suo comportamento era decisamente cauto e guardingo. Ad ogni cambio di pendenza o nuova curva del sentiero si bloccava e quando vedeva che io continuavo la discesa, si affrettava a raggiungermi e camminare fra le mie gambe.
Io le parlavo per tranquillizzarla e intanto aguzzavo la vista per capire cosa avesse visto. Il sentiero si srotola coperto di foglie, tra una vegetazione aperta di bosco misto. Il sole filtra tra gli alberi dando una bella luminosità, in quel tratto, quindi scendevo senza capire il significato di tale strano atteggiamento.
Finito il sentiero, al Pian delle Lede abbiamo ripreso la strada bianca e lì Juta ha ricominciato le sue corse e le sue ricerche con un comportamento ritornato normale.
Scese in Valle ho incontrato un amico, boscaiolo e grande conoscitore di animali; gli ho raccontato quanto successo. La sua risposta è stata: c’erano i lupi.
Che strana sensazione.
I lupi.
Paura?
No, non ne ho avuto paura.
Avevo da poco concluso il libro “Donne che corrono con i lupi” (se non lo hai ancora letto, leggilo subito! Bellissimo!) e mi sono sentita lusingata di questa visita, di questa celata compagnia, di questa natura che si avvicina e ci annusa a nostra insaputa.
Grazie della tua attenzione Signor Lupo 🙂
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