Il linguaggio
Ci sono più di 7000 lingue nel mondo, tutte diverse, con segni grafici diversi, strutture molto diverse.
Alla base di tutte queste lingue ci sono anche numerosi modi di pensare e di vedere la realtà.
Un esempio lo troviamo nella lingua degli Aborigeni Australiani, per i quali non esiste la destra e la sinistra, ma ci si riferisce sempre ai punti cardinali. Quindi la loro spiegazione cambia costantemente a seconda della posizione che hanno nello spazio.
Ciò presuppone che in ogni momento sappiano dove si trova il nord, il sud, l’est e l’ovest. Al solo pensiero, con il mio ben conosciuto scarso senso dell’orientamento, mi sembra una cosa impossibile!
Sarebbe una cosa fattibile, per te?
Altra cosa interessante è il senso del tempo. Per noi occidentali, in generale il tempo va da sinistra a destra, per il mondo Arabo il tempo viaggia, invece, da destra a sinistra. Per i mandarini dall’alto al basso e per gli aborigeni non ha un’unica direzione, ma dipende da come la persona è orientata nello spazio.
Differenze notevoli le troviamo anche in paesi più vicini come dall’italiano all’inglese. Noi, grazie ai verbi riflessivi, possiamo dire , per esempio, che il lavandino si è rotto. Non abbiamo necessità di trovare il responsabile, la nostra attenzione è rivolta solamente a risolvere il problema del lavandino rotto. Per gli inglesi, invece, non è possibile che non ci sia un responsabile, quindi l’attenzione è anche rivolta a chi ha fatto cosa.
Esistono grandi differenze anche a livello dei colori: nell’inglese esiste un solo blu, contro i nostri infiniti blu: il blu oltremare, il blu cielo, il blu notte, l’azzurro il celeste, il blu Egizio… e pensa che addirittura, nell’antica Grecia il blu non esisteva proprio. Esisteva il giallo, il nero, il bianco il rosso e il color cielo!
Facciamo un esperimento?
Se a questo punto ti dicessi di pensare ad un elefante rosa, con un tutù fuxia che danza sulle punte mentre canta La vie en rose, la tua mente creerebbe questa fantasiosa immagine, anche se nella realtà non l’hai mai vista, giusto?
La mia domanda è: riusciremmo a vedere la stessa cosa se la nostra infanzia non fosse stata accompagnata da libri per bambini e cartoni animati?
Gli studi della professoressa Lera Boroditsky, psicologa ed accademica Russa, sono veramente importanti per capire come ogni lingua parlata modelli anche un diverso modo di pensare. Da adolescente iniziò a riflettere in merito al grado in cui le differenze linguistiche potevano modellare un argomento e spingere fino all’esagerazione le differenze esistenti fra gli individui.
Questo pensiero è supportato da ciò che teorizzò Noam Chomsky, uno dei linguisti e teorici della comunicazione più influenti del XX secolo, secondo il quale, il linguaggio non nacque come necessità di comunicare con gli altri, ma come necessità di comunicare con noi stessi.
Secondo Chomsky la funzione “di fabbrica” della lingua sarebbe stata in origine quella di organizzare i nostri pensieri, permettendoci – attraverso un linguaggio pensato quindi per essere meramente mentale e psichico – di costruire ponti tra le nostre congetture, immagazzinare meglio informazioni e creare combinazioni complesse partendo da singoli ragionamenti slegati.
Parola come ponte con noi stessi
Una volta un’amica mi ha detto: impara a pensare fuori dalla scatola!
E da lì possiamo farci delle domande diverse:
- Che significato do alle parole che sto usando?
- Come potrei pensare diversamente?
Con 7000 lingue esistenti, chissà quanti altri modi ci sono, di pensare alle cose che non ci fanno stare bene!
Non resta che scoprirle! 😉
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