Chi sei? Cosa vuoi davvero?
Nasciamo puri e liberi, poi con il tempo perdiamo chi siamo veramente e cominciamo ad essere chi dobbiamo essere, invece che chi vogliamo essere.
Te ne sei reso conto?
Quasi sempre accettiamo questi doveri per essere accettati dagli altri. E’ l’espressione del branco, eppure perdiamo, un po’ alla volta, la nostra libertà.
Spesso le persone vogliono più cose o più soldi per essere felici. In realtà funziona all’incontrario: per essere quello che vuoi devi essere quello che sei davvero. Devi fare quello che davvero devi fare.
Margaret Jung
Dobbiamo essere dei bravi bambini, poi bravi studenti, buone mogli, buoni mariti, buoni genitori… Riesci ad immaginarti senza tutte queste maschere? Cosa brilla, dietro?
Alle volte è veramente difficile vederlo.
E’ un po’ come se volessi nascondere una pietra preziosa: fai una buca, la ricopri di terra, ma se ogni tanto non torni a ritrovare il posto giusto, a togliere la terra e riportare alla luce quella pietra, magari te ne dimentichi o non sai più come ritrovarla.
Trovare il coraggio
Prendere il possesso della nostra storia può essere difficile, ma mai come passare la nostra vita a fuggirla. Abbracciare qualcuno può essere pericoloso, ma mai quanto rinunciare all’amore, al senso di appartenenza, alla gioia. Solo quando siamo coraggiosi a tal punto da esplorare la nostra oscurità, scopriamo il potere infinito della nostra vita.
Brenè Brown
E’ l’esplorazione della nostra oscurità che ci mette spesso sulla difensiva. E’ proprio il riconoscere la nostra vulnerabilità che ci permette di fare il passo.
La vulnerabilità non riguarda il vincere o il perdere. E’ avere il coraggio di presentarsi quando non siamo in grado di controllare il risultato.
Mi viene in mente quando abbiamo imparato a camminare: non lo avremmo mai imparato se non avessimo avuto il coraggio di lanciarci. Se non avessimo imparato a mantenere quell’equilibrio, su di un piede solo…
Molti confondono la vulnerabilità con la debolezza, ma non è così. Anzi, riconosciamo il nostro coraggio solo nel momento in cui riconosciamo la nostra vulnerabilità. Pensaci bene: puoi pensare ad un’impresa coraggiosa, senza vulnerabilità, rischio e incertezza?
Maschere e sicurezza
Siamo talmente abituati a soddisfare i nostri ruoli, che passiamo da una maschera all’altra senza preoccuparci di ciò che sta dietro. Abbiamo bisogno di certezze, quindi indossiamo la nostra corazza ed affrontiamo ogni cosa con assoluta certezza ed ecco che io ho sempre ragione e tu hai torto.
E più la paura è grande, più la certezza diventa ferrea e sparisce la conversazione, il confronto, il dialogo…
Abbiamo bisogno di certezza, ma è nell’incertezza che si aprono infinite porte e scelte illimitate.
Cosa decidi di fare? Tenerti le tue maschere o scoprire la verità nascosta sotto?
Vuoi scoprire quello spazio di verità?
Se è la verità che vai cercando, cominciamo a fare delle scelte:
- Il coraggio. Quando pensiamo al coraggio, spesso ci vengono in mente gli eroi che affrontano dei pericoli. Ma se guardiamo all’etimologia della parola il suo significato è di rivelare ciò che ognuno, ha nel suo cuore. Significa agire con ciò che abbiamo nel cuore che comprende tutte le nostre emozioni. Nel coraggio, l’abbiamo detto, c’è il riconoscimento della nostra vulnerabilità. E’ l’alunno che alza la mano a scuola, il saper dire che non siamo d’accordo, essere i primi a dire un “ti amo” quando non conosciamo la risposta dell’altro, il gettare il cuore otre l’ostacolo per la curiosità di vedere cosa succede.
- La compassione. Non parliamo di compatire, ma ancora una volta del significato antico. Il Cum-patire, ossia il sentire insieme, il soffrire insieme. E’ simile ad una forte empatia e ci permette di vedere davvero chi ho davanti, di capirlo, di comprenderlo, di soffrire con lui. Quando abbiamo paura, la prima sensazione è quella di sentirci sbagliati e quindi indossiamo la prima maschera a nostra disposizione: può essere quella del dipendente, oppure quella del fuggitivo, quella della rigidità o del controllo. Te ne voglio parlare con calma di queste maschere, per ora è importante capire che quando riconosciamo la maschera, nostra o altrui riconosciamo il nostro sentire. Riconoscendo la maschera, riconosciamo le nostre e altrui programmazioni e possiamo scegliere quello spazio di verità che ci crea disagio, ma allo stesso tempo ci permette di sentire veramente l’altro. Scegliere la compassione significa vedere la tempesta ed accettarla, senza corazza.
- La connessione. Solo quando riusciamo a connetterci con il nostro spazio di verità diveniamo autentici. Siamo sempre connessi verso l’esterno: ai pettegolezzi, alle notizie, alle critiche, alle nostre paure… E se decidessimo di essere connessi con i nostri veri sogni, con ciò che vogliamo veramente? Per essere connessi dobbiamo riuscire ad abbandonare quell’idea che ci siamo fatti di noi. Dobbiamo saper abbandonare il Sè ideale. Connettersi con noi stessi, invece che con il mondo che ci sta attorno, lo possiamo fare, semplicemente, fermandoci, ogni tanto. Chiudendo gli occhi, tornando al nostro respiro, con l’attenzione al centro del petto, alla zona del cuore. E mentre entriamo in coerenza con il nostro cuore, entriamo in coerenza con noi stessi.
Quindi chi sei? Cosa vuoi veramente?
La maschera della vergogna
Non è il critico che conta, né l’individuo che indica come l’uomo forte inciampi, o come avrebbe potuto compiere meglio un’azione. L’onore spetta all’uomo che realmente sta nell’arena, il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore, dal sangue; che lotta con coraggio; che sbaglia ripetutamente, perché non c’è tentativo senza errori e manchevolezze; […] Dunque il suo posto non sarà mai accanto a quelle anime timide che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta.
Theodor Roosvelt
Questa è la vita. Accettare sfide, scendere nell’arena. Anche se quando entri nell’arena, nel 99% dei casi, quella vocina che dice – Cosa Fai? Non sei in grado! Non sei preparato abbastanza” – è la nostra vocina. Sei d’accordo?
La nostra mente non ci vuole fa correre rischi, non ci vuole far soffrire. Non sa che quando decidiamo di boccare le emozioni che ci rendono instabili, blocchiamo anche tutte quelle emozioni che ci permettono di amare, gioire, di essere felici.
L’eroe non esiste senza incertezza, senza rischio, senza vulnerabilità.
Così, allo stesso modo, per conoscere la nostra verità, dobbiamo toglierci quella corazza che ci impedisce il vero sentire, la compassione, l’empatia.
Buon lavoro!
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