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KARMA E RESPONSABILITA’

blog post Heidi Karma e responsabilità

Karma e responsabilità

Molti di noi vogliono essere liberi e felici, ma non vogliono prendere in mano le loro responsabilità.

Il karma agisce attraverso tre modi: pensieri, parole e azioni. Sono io che ho la responsabilità del mio pensiero, delle parole che uso con me e con le altre persone, delle azioni che compio o non compio.

La responsabilità è nostra. Quando la diamo all’esterno diamo all’esterno anche la nostra libertà.

Molte persone non amano sentire parlare di karma, quindi se al posto di Karma, parlassimo di causa e di effetto è ancora più facile capire. Se faccio male alle persone, alla fine il male arriverà, in qualche modo, anche a me.

Il punto è riprendere il potere ed accettare la propria responsabilità di tutto, perché quando mi prendo la responsabilità permetto a me stesso di trovare gli strumenti per affrontare ogni cosa nel giusto modo per migliorarla.

La parola responsabilità deriva da responsus che significa rispondere. Imparare a rispondere nel migliore dei modi significa impegnarsi a rispondere di ciò che pensiamo, di ciò che diciamo, di ciò che facciamo.

Il primo passo: la responsabilità

Per risvegliare veramente il nostro potere, il primo passo è proprio quello della responsabilità.

Abbiamo talmente tante notizie – giornali, tv, politici, social – che ci arrivano da fuori, che ci influenzano e ci fanno sentire indirettamente vittime di impotenza appresa.

Ma non è così. Certo non possiamo suggerire ai politici cosa fare, ma possiamo intervenire su persone e situazioni più vicine a noi. Se il nostro capo è ingestibile, ricordiamoci che quel lavoro lo abbiamo scelto noi, che possiamo sempre cambiarlo e trovare qualcosa che ci fa stare meglio.

Poi come sono i nostri colleghi? Com’è il nostro rapporto con loro? Qualcuno va d’accordo con il capo? Cosa fa di diverso? Capiamo cosa possiamo migliorare e mettiamolo in pratica, e scopriremo, magicamente, che il capo diventerà meno ingestibile. Sei d’accordo?

Solamente così riprendiamo in mano la nostra responsabilità e la nostra vita. Ad ogni scusa che portiamo avanti, chiediamoci perché non facciamo diversamente, cosa possiamo fare di diverso per cambiare la situazione? Siamo sicuri di aver fatto proprio di tutto?

C’è chi si lamenta della pressione fiscale: o si cerca di modificare il problema o è inutile continuare a lamentarsi. Finché non accettiamo la responsabilità di tutto, deleghiamo ad altri o ad altro, la nostra responsabilità, non troveremo mai la nostra felicità.

Possiamo scegliere di stare dove siamo. Allora scegliamo di non dare più peso alle cose che non funzionano come vorremmo. Siamo noi a riscrivere la nostra storia.

Se cerco l’amore, ma non mi sento bella, mi posso chiedere cosa ho di bello da portare alle altre persone, oltre la bellezza fisica.

Sono automatismi che conosciamo, ma possiamo decidere di modificare. Sono loro, i nostri demoni da affrontare.

Altre volte sentiamo il peso della responsabilità.

Serena Williams, la tennista, nel 2016 eguagliò il record di Stefi Graf, con ventidue tornei vinti, quando le chiesero se non si sentiva sotto pressione, lei rispose:

La pressione? Certo, la sento ed è un privilegio!

La pressione significa che ci sei, che stai facendo qualcosa importante.

Oggi siamo la somma delle decisioni che abbiamo preso fino ad ora. Ognuno parte da un punto diverso e ci sono quelli che partono con la camicia ed altri no, ma se non decidiamo di prendere in mano la nostra responsabilità, i risultati non arrivano.

Prendersi la responsabilità cambia il nostro potere. Prendersi la responsabilità ci rende liberi. Solo chi si prende la responsabilità di tutto, riesce a cambiare le cose.

Il Dott. Ihaleakala Hew Len, depositario Ho’oponopono, quando visitava i malati in ospedale, si chiedeva: “Perché sto creando questa realtà? Lui è un esempio concreto del prendersi la responsabilità di tutto.

Quanto siamo pronti, noi, ad accettare questa responsabilità?

Pensa ad un elastico. Tutte le volte che puntiamo quell’elastico verso qualcosa o qualcuno, esso ci ricorda che chi può agire, in prima persona, siamo noi!

Un altro simpatico esercizio da fare è quello di invertire la ragione con il problema. Mi spiego con un esempio.

Prendila frase: “Nella mia nazione ci sono troppe tasse”. Quando la invertiamo, diventa: “Ci sono troppe tasse perché voglio vivere nella mia nazione”

Oppure: “Sono in sovrappeso perché mangio troppo”, risulta: “mangio troppo perché voglio essere in sovrappeso”. Qui si apre un mondo. Un mondo che sta alla base dei nostri pensieri e delle nostre programmazioni: perché voglio essere in sovrappeso? Non mi amo?, Non voglio piacere? Quali sono le mie programmazioni? Cosa c’è sotto al fatto che mangio troppo?

Io divento responsabile quando capisco di poter cambiare il mio modo di pensare, i miei atteggiamenti, le mie convinzioni.

Ecco. In quel momento io divento causa e spezzo la catena del mio Karma.

Dipende da me 🙂

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Scritto da Heidi Zorzi

Diventare Mental Coach, mi ha aiutato a comunicare con i miei figli, con i miei allievi, in modo sempre più chiaro ed efficace, e aiuta loro a sviluppare autostima, motivazione, consapevolezza, che sono condizioni importanti sia nello sport, sia, soprattutto, nella vita.

23 Lug, 2021

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