Ricchezza e vita
Conosci anche tu persone che corrono tutto il giorno, inseguendo i loro impegni, senza capire che nel frattempo si stanno dimenticando di vivere?
Altre persone che affrontano ogni giorno sfide impegnative, si comportano da leader, sono dei veri vincitori, ma non sanno nulla dei loro figli, non sanno come stanno le loro compagne, non conoscono i loro valori e non capiscono che tutto ciò che hanno costruito è in realtà privo di valore.
C’è un solo modo per vivere l’energia. E’ unire ricchezza e vita. Una vita in cui i valori vanno a braccetto con il successo, dove la mente, il corpo e lo spirito sono un’unica cosa
Quando la mente resta aperta arrivano nuove opportunità.
Ci sono alcune idee, alcuni progetti che sembrano essere fermati come da una forza superiore anche se investiamo in essi tutta la nostra forza e la nostra energia, mentre altri sembrano guidati da un tocco magico.
Capita di mettere tutta la nostra energia in qualcosa che sembra non procedere, ed altre volte ci ritroviamo portati avanti dalla corrente.
E’ una questione di frequenze
Come una radio, anche noi dobbiamo essere sintonizzati sul canale giusto, per sentire bene la musica. Quando nella vita sentiamo di non procedere, la causa va ricercata in uno dei tre veleni che assumiamo senza accorgerci.
Perdiamo energia, potere, centratura.
Ma quali sono questi tre veleni?
Il primo veleno. L’Attaccamento.
Quando desideriamo raggiungere un obiettivo, abbiamo un progetto a cui teniamo particolarmente, tendiamo ad identificarci con quello stesso obiettivo. Succede che io divento quel progetto. Ogni mio attimo, ogni mia azione, ma anche ogni mia cellula lavora per quel progetto. Io non sono più io. Cosa succede se per qualche motivo quel progetto fallisce? IO FALLISCO. Questo non vuol dire che non ci devo mettere tutto me stesso, o interessarmi a quello che faccio, ma devo smettere di identificarmi con quel progetto perché io sono molto di più di quel progetto. L’ attaccamento produce vibrazioni basse, bassa energia.
Quali sono gli effetti? Non sei tu a decidere, ma è quel progetto, quell’accordo che hai preso con te stesso.
Molte delle culture antiche parlano dell’attaccamento. La cultura Tolteca, per esempio, popolo precolombiano dell’America Latina, attraverso Don Miguel Ruiz approfondisce l’attaccamento spiegando che ci sono 5 livelli:
5° livello. FANATISMO
E’ il completo attaccamento ad un’idea che non è la nostra. Ci identifichiamo con un’idea proposta da altri. Pensa alla squadra del cuore, vinci o perdi con essa e sei disposto a tutto pur di difenderla. La nostra vita dipende dal risultato della nostra squadra, perdiamo il potere del nostro stato d’animo che abbiamo consegnato a qualcosa fuori di noi.
4° livello. INTERIORIZZAZIONE
Interiorizzi il risultato di qualcosa che succede fuori. Togliamo valore alla nostra vita. Non siamo così fanatici, ma quella cosa ci fa stare bene o male. Questo abbassa le frequenze della vita e dei risultati che otteniamo, inibisce il potere intuitivo. Se tutta la nostra vita dipende dal risultato del nostro lavoro, sarà il lavoro a determinare la qualità della nostra vita, sei daccordo?
3° livello. IDENTIFICAZIONE
A questo livello, riprendendo l’esempio della squadra del cuore, andiamo allo stadio, ma sappiamo accettare la sconfitta. Quell’idea fa parte, comunque della nostra identità. Se la squadra vince ABBIAMO vinto, se la squadra perde, ABBIAMO perso. in realtà è solo un accordo che abbiamo preso con noi stessi, quindi lo possiamo cambiare.
2° livello. PREFERENZA
A questo livello ci godiamo la partita. Se vince la nostra squadra, bene, ma rimaniamo felici ugualmente. Se stiamo portando avanti un progetto, non vuol dire non metterci tutto il nostro impegno, ma abbiamo la consapevolezza che è solo un progetto. Abbiamo più potere intuitivo, perché quando ci colleghiamo alla mente profonda produciamo calma.
1° livello. DEL SE’ AUTENTICO
Ha a che fare con la parte divina. Qualsiasi sia il risultato va bene perché ci stiamo godendo il percorso. Curi i dettagli e ti godi ciò che sei diventato. I risultati servono per capire a che punto siamo del percorso, ma non devono influire sulle nostre vibrazioni e sulle nostre emozioni.
Cosa producono questi stati?
Producono vibrazioni diverse, energia diversa. Producono accendimento o spegnimento di aree diverse del cervello. Grazie all’elettroencefalogramma abbiamo visto che in caso di paura, le aree adibite al processo intuitivo sono inattive.
In ogni filosofia antica è presente in concetto dell’attaccamento. Nel Bhagdavad della cultura induista si scrive:
Non solo il beneficio Vedico tiene unito il cosmo, ma anche qualsiasi suo atto purché questo sia privo di attaccamento o di desiderio verso il risultato. Ovvero gli venga attribuito un significato che prescinda dall’interesse dichi lo legge
Sia a livello neurologico che, come visto, anche ad altri livelli, l’attaccamento ha il potere di inibire, di abbassare le nostre vibrazioni, di rendere duro ciò che dovrebbe essere morbido.
Il secondo veleno. L’ira.
Questi veleni sono anche parte della cultura Buddista.
Dalla definizione del vocabolario.
L’ira è un sentimento per lo più violento e improvviso, provocato dal comportamento di persone o fatti, circostanze, avvenimenti. Tende a sfogarsi con parole concitate, talvolta offese, con atti di rabbia e risentimento, con una punizione eccessiva, o con la vendetta contro chi, volontariamente o involontariamente, lo ha provocato, o contro se stessi.
L’ira è uno stato alterato: una mamma che si arrabbia con i propri figli, in verità, se la prende con se stessa perché non riesce a gestire la situazione; il leader di un’azienda se la prende con i propri collaboratori per lo stesso motivo. E’ solo un’automatismo.
Con questo non intendo dire che l’istinto del guerriero sia sbagliato, ma che quel guerriero sia un guerriero di luce: la rabbia costruttiva va verso qualcosa, la rabbia distruttiva è fine a se stessa.
L’ira va verso l’interno e blocca ogni intuizione. La troviamo nei sette peccati capitali, anche nella religione cristiana.
Il terzo veleno. L’Illusione
La filosofia buddista, contiene nell’illusione il significato filosofico di reificazione, che significa considerare concreto e reale ciò che è privo di esistenza intrinseca.
Questo atteggiamento porta all’attaccamento e all’ira.Il troppo attaccamento nasconde la paura di non ottenere, che nasconde vibrazioni basse, paura, tendenza all’insuccesso.
I problemi provocano l’ira. Ma alla base di tutto c’è l’illusone di considerare concreto e reale ciò che è privo di realtà. Quando soffriamo, di solito, identifichiamo la ferita della nostra sofferenza lì fuori: gli altri, le situazioni, il traffico, il governo. L’illusione è considerare reale; qualcosa lì fuori, che in realtà non ha niente di concreto. Illusione è giudicare, attraverso i propri filtri, una situazione e non accorgersi che ne stiamo vedendo solo una piccola parte.
L’illusione è considerare lì fuori, come qualcosa di reale
Se pensiamo al successo, pensiamo, per esempio, al capo della Coca Cola, ma non pensiamo ai grattacapi che ha con il suo concorrente della Pepsi. Pensiamo all’amore? Vediamo una coppia che passeggia con i propri figli, come se fossero la famiglia del Mulino bianco, ma non sappiamo se appena prima hanno avuto una grossa litigata e sono usciti solo per far prendere un po’ d’aria ai bambini e che la loro relazione è fortemente in crisi…
Vediamo solo una piccola parte.
Ciò che vediamo è spesso un’illusione. L’illusione è credere che ciò che vediamo sia il vero, la realtà.
C’è qualcosa di più di questo, qualcosa che la scienza ha approfondito.
Non perderti il prossimo articolo! 🙂
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