Siamo davanti al nostro libro di storia.
Abbiamo scoperto nell’articolo precedente, che buona parte della nostra storia è scritta nella memoria profonda e che la raggiungiamo rallentando i nostri ritmi, rallentando i nostri pensieri.
Cosa dobbiamo fare, ora?
Sfogliare questo grosso libro per cercare il ricordo non elaborato legato a quel comportamento bloccante, quel qualcosa che vorremmo saper fare o che vorremmo saper fare meglio, o che in qualche modo ci sta bloccando, o non ci riesce.
Come lo dobbiamo fare?
Ogni ricordo è collegato ad un’emozione, ad una sensazione. E’ per questo che non dobbiamo pensare a cosa ci blocca, ma dobbiamo pensare cosa sento riguardo ciò che mi blocca.
Se devo prendere una decisione professionale difficile devo pensare a come mi sento quando non riesco a prenderla.
Sono davanti ad un pezzo di torta, sono a dieta, ma non riesco a trattenermi dal mangiarla? Mi chiedo come mi sento.
Se sono in una relazione tumultuosa, è il come mi sento quando ci penso, il riconoscere quell’emozione che collega quella situazione ad altre antecedenti, lungo la mia storia.
E’ importante riconoscere le nostre emozioni per due motivi
- Quando viviamo situazioni bloccanti possono emergere sensazione, emozioni che influenzano le nostre reazioni e ci impediscono di affrontare da adulti certe situazioni. Attenzione a non semplificare. Se il ricordo cade su mia mamma che non mi era venuta a riprendere all’asilo, quella non è la spiegazione del perché mi comporto nella tal maniera, oggi. Abbiamo solo sentimenti connessi a quegli eventi, quindi più diamo un nome, meno avremo la possibilità di raggiungere l’evento cardine, il ricordo non elaborato.
- Bessel Van Den Kolk, uno dei più importanti ricercatori del trattamento dello stress traumatico, durante i suoi studi, usando apparecchiature che permettono di rilevare quali aree del cervello si attivano a seconda delle situazioni vissute, ha scoperto qualcosa di eccezionale. Le scansioni celebrali delle persone che avevano subito un trauma dimostravano chiaramente che facendo rivivere a quei soggetti quel trauma le immagini attivavano solo l’emisfero destro del cervello e disattivano quello sinistro. Cosa significa? Significa che i nostri emisferi cerebrali che sono specializzati, intervengono in modo diverso. L’emisfero destro, specializzato nella parte emotiva, intuitiva, visiva, comunica attraverso le espressioni facciali, la costruzione dei suoni, le emozioni, il linguaggio del corpo. L’emisfero sinistro invece, gestisce tutto ciò che riguarda la verbalizzazione, tutto ciò che è logico, razionale.
Ciò significa che la disattivazione della parte sinistra del cervello interferisce sulle capacità di riorganizzare il ricordo su sequenze logiche, quindi tradurre le nostre sensazioni, i nostri sentimenti, in parole.
Ecco perché quando qualcuno vive un evento traumatico si dice:”E’ rimasto senza parole” Ecco perché i bambini vittime di abusi, non riescono a spiegare, a verbalizzare: c’è un blocco a livello celebrale della parte sinistra del cervello.
Ecco perché dobbiamo cercare di dare meno spiegazioni logiche con le parole, e più associazioni di tipo emotivo e di sensazione.
Quindi concentriamoci sulle emozioni, sulle sensazioni.
A questo punto chiediamoci : “Quando è stata l’ultima volta che mi sono sentito cosi?” Dobbiamo imparare ad ascoltare senza giudicare. Seguire le immagini, le sensazioni come se stessimo seguendo un film.
Ricapitolando
Siamo il risultato della nostra storia, di ciò che abbiamo appreso, dei nostri automatismi.
Questi automatismi (pensieri, idee, comportamenti e reazioni) hanno preso vita da “ricordi non elaborati”, associazioni inconsce, e sono scritti nella nostra mente profonda: alcuni di loro formano dei veri e propri blocchi.
Ad alcune situazioni associamo determinate emozioni: il risultato è che continuiamo a riprodurre inconsciamente le stesse emozioni davanti allo stesso tipo di situazioni.
Parliamo di “ogni volta in cui senti un blocco importante”, oppure di tutti quei casi in cui pensi “succede sempre così”. Ad esempio: ogni volta che inizio una storia d’amore succede che… ogni volta che mi ritrovo davanti al successo succede che… ogni volta che… succede che.
Chiudendo gli occhi accediamo già allo stato Alfa, (ne parlo nell’articolo precedente) il primo degli stadi che aiutano l’introspezione e che ci aiutano dunque ad entrare nella mente profonda, quella in cui è scritta la nostra storia.
Abbiamo bisogno di ascoltare le sensazioni più che guardare le situazioni: infatti in questo tipo di mente vengono registrate le emozioni, le sensazioni.
A partire dalla sensazione che proviamo davanti ad un comportamento limitante o a qualcosa che non riusciamo a fare o comunque ad un blocco, ci chiederemo: quando ho provato la stessa sensazione?
Così, come fosse il filo di Arianna, prenderemo il capo del gomitolo e inizieremo ad andare indietro nel tempo.
Ed è così che, passo dopo passo, raggiungeremo il ricordo base, che probabilmente sarà molto lontano da dove siamo partiti.
E’ ora di scrivere la tua storia
Hai il tuo ricordo cardine? Per trasformare quella sensazione e sciogliere il blocco, è giunto il momento di agire. Come? – ti chiederai.
Scrivendo tre lettere.
- Prima lettera, di sfogo
Permette ill rilascio emotivo. Puoi scrivere di getto tutto quello che ti viene da dire fino a quando ti sentirai svuotato, fino a quando sentirai di poter dire “ho detto tutto”.
- Seconda lettera, di perdono
Non devi per forza perdonare l’azione, ma comprendere a livello profondo che ognuno fa il massimo con la sua storia, con i suoi strumenti, con le sue debolezze e con i suoi demoni. Attraverso il perdono di quello che è accaduto, puoi perdonare te stesso, gli altri e vedere la situazione da un punto di vista diverso, rilasciando qualsiasi attaccamento emotivo.
- Terza lettera, con una nuova versione
Scrivi una nuova versione della situazione. Puoi inserire cosa hai imparato da quella situazione, come puoi vederla ora, qual è la lezione che ti ha portato ecc. ecc. ecc.
Dopo averle scritte le lettere, prendi quella di sfogo e quella del perdono e bruciale nel fuoco, in modo rituale, sacro.
Poi prendi la nuova versione, con ciò che hai imparato e riponila sotto il tuo cuscino. Inizierà ad accompagnerà i tuoi sogni con una nuova consapevolezza.
Buon lavoro! 🙂
E se hai dubbi o curiosità, scrivimi nei commenti, o contattami, sarò felice di esserti d’aiuto.
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