Buchi spazio-temporali
Riprendo il discorso dallo scorso articolo sui worm-hole
Alcune persone si sono ritrovate a vivere esperienze straordinarie che vuol dire extra ordinarie, le quali però non hanno capito le dinamiche, non hanno capito i meccanismi.
Ti racconto questa storia, ovviamente lascio il beneficio del dubbio, così come, non avendola vissuta direttamente in prima persona, mi tengo anch’io il beneficio del dubbio.
Una persona ha raccontato di essere andata al lavoro, come al solito, un giorno. Di averlo fatto in bicicletta. Solo che ad un certo punto si è accorta che pedalava ma restava ferma. In quello stesso istante si è ritrovata immersa in una nebbia totale, mentre fino a qualche istante prima era stata una bella giornata, una di quelle giornate primaverili. Il tempo di rendersene conto e di chiedersi cosa stesse succedendo, che già si ritrovò al lavoro con la bici già parcheggiata fuori.
Questa sembra un’esperienza un po’ estrema, ma magari è capitato anche a te di aver vissuto una qualche specie di vuoto temporale, un momento in cui il tempo ti sembra essersi dilatato, o in cui si è ristretto.
A volte, è vero, è una percezione del nostro cervello. Quando facciamo cose che ci piacciono, la percezione del tempo è diversa da quella di quando facciamo cose che non ci piacciono. Nel primo caso è più veloce, sembra che il tempo passi più velocemente, ma dobbiamo smetterla di cercare sempre di ricondurre tutto ad un punto di vista razionale.
Neanche essere creduloni, naturalmente, ma le esperienze, le prove documentali ci mostrano ormai in modo molto ampio e anche piuttosto preciso che c’è di più, c’è molto di più.
Non creare, ma scegliere
Allora questo è un punto veramente di svolta: dobbiamo smettere di creare, dobbiamo solo scegliere, perché una parte di noi sta già vivendo quell’esperienza.
In ogni momento, abbiamo una grande possibilità: quella di scegliere. Questo avviene dal punto di vista razionale; pensa a tutte le cose che potremmo fare in questo momento. Ad ogni scelta che facciamo, corrisponde un nuovo futuro e non è che prima quel futuro non ci fosse. Il futuro già esiste. E’ solo a livello di potenziale. Siamo noi a renderlo concreto. Ti ricordi l’esperimento della doppia fenditura?
Il futuro in cui io ora vado in cucina, o a fare una passeggiata, il futuro in cui mi gratto il naso o raccolgo qualcosa per terra, oppure mi metto in preghiera, è già presente in questo momento. Lo comprendi? Questo è comprensibilissimo: ogni futuro esiste già, lo abbiano davanti a noi, è solo una questione di scelta, dobbiamo solo decidere quale futuro sperimentare, quale onda far collassare. Ma a prescindere dalla nostra scelta, a livello di potenziale, quel futuro, esiste già. Esiste qui, esiste in questo preciso momento.
Possiamo esplorare l’universo ed ogni singola parte che lo compone attraverso varie dimensioni. In ognuna di queste dimensioni viviamo un’esperienza. La teoria delle stringhe e altre teorie, alcune con prove sperimentali, di cui abbiamo parlato, sostengono che ad ogni livello dimensionale corrisponde una realtà.
In pratica ogni istante si dirama in una diversa dimensione, prende vita a se, dotata di una propria storia, linea del tempo e scenario emotivo. E ognuna di queste direzioni si dirama ancora con la stessa modalità. In poche parole cosa significa? Che una parte di noi sta già sperimentando una determinata esperienza; non solo è lì, quindi, a livello di potenziale, ma è già in essere, semplicemente in un’altra dimensione.
Anche la fisica quantistica ci dice che non si crea nulla, d’altronde il primo principio della termodinamica dice che
L’energia non si crea ne si distrugge. Si trasforma.
E tornando alla fisica quantistica, dunque, ha confermato che non creiamo dal nulla, tutto esiste sotto forma di potenziale, di probabilità. Quando osserviamo qualcosa, l’onda di probabilità collassa. Ancora una volta cosa significa? Che tutto esiste già a livello di potenziale e spingendosi oltre è già in esecuzione, dunque non dobbiamo creare nulla. Dobbiamo solo scegliere.
Da oggi questo è il nuovo paradigma. Una parte di noi sta già sperimentando quell’esperienza, dobbiamo solo scegliere di fare collassare l’onda in quel punto e vivere in modo cosciente.
Il nostro compito, da oggi, sarà renderci conto dal punto di vista viscerale, e che non lo metteremo mai più in discussione, di avere davanti a noi infinite possibilità di scelta.
Infinite possibilità
C’è solo un problema. Quando parliamo di infinite possibilità, infinite possibilità di scelta, infinite possibilità di esperienza, non sempre ci è chiaro questo concetto. Perché è vero, ne abbiamo infinite, ma poi magari ci ritroviamo fermi a sperimentare le stesse dinamiche, mentre abbiamo davanti a noi infinite possibilità che basterebbe scegliere. Ed è uno spreco.
Ma quante sono queste infinite probabilità?
Infinite.
La verità è che quando parliamo del concetto di infinito, il nostro cervello, semplicemente non è in grado di percepire veramente, questa grandezza di forma. Perché non è abituato.
David Hilbert che è uno dei più eminenti matematici del periodo a cavallo tra il XIX e XX secolo ideò un esperimento per illustrare alcune idee, quando si parla del concetto di infinito.
Hilbert ideò l’esercizio mentale che chiamò “l’albergo infinito” che ci aiuterà capire meglio questo concetto di infinito. L’esperimento parla di un albergo, che ha un numero infinito di stanze, ogni stanza è identificata con un numero naturale, quindi la prima ha il numero 1, poi il 2 e così via.
La domanda è, nell’albergo infinito, che numero avrà l’ultima stanza?
L’ultima stanza non esiste…;-)
0 commenti