Automatismi e abitudini
In Giappone vige un grandissimo aspetto rituale. Anche il saluto fra due persone che si conoscono da tempo, non avviene attraverso il contatto fisico. Anche il saluto avviene seguendo delle regole speciali, è un’aspetto del modus vivendi orientale. Una delle norme più importanti della vita sociale, secondo il confucianesimo. La complessità del saluto indica l’allineamento perfetto del ventre, del busto e della testa, centri rispettivamente della volontà, dell’emotività e dell’intelletto. L’azione del saluto e dapprima verticale e rappresenta la via spirituale, si inclina poi ad indicare la via materiale. Tanto più è profondo lincino, tanto maggiore è il rispetto portato nei confronti di chi lo riceve.
La ritualità permea ogni aspetto della vita giapponese, anche la preparazione del te è un momento cerimoniale. E’ un rito sociale e spirituale. Cambia a seconda delle stagioni la posizione del bollitore o delle tazze. E’ una cerimonia di migliaia di anni. Anche il taglio dei capelli, per gli orientali è una cerimonia, un rituale. Rituali e schemi tramandati fino al 1986, quando aprì in Giappone il primo negozio di stile occidentale Quick Beauty House che pian piano dilagò cambiando un modus operandi antico di secoli.
Per millenni si è fatto così, non sai neppure perché lo fai, poi arriva qualcuno che cambia le abitudini. Ci vuole coraggio, ma cambiare quello schema può portare qualcosa di nuovo che non hai ancora conosciuto. E’ cambiare qualcosa del passato, che come abbiamo visto nell’articolo precedente è diventato uno schema, un’abitudine, a volte, non più così utile. Il passato crea automatismi che creano il senso della realtà.
Causa o effetto?
Ti faccio un esempio. Una persona sta beatamente leggendo un libro in giardino, Ad un certo punto nel giardino accanto un cane comincia ad abbaiare insistentemente. Lui continua a leggere, ma è spazientito dall’abbaiare del cane che lo distoglie dal libro. Sembra sempre più insistente, allora entra in casa sbattendo la porta. La moglie chiede come mai abbia già smesso di leggere, lui comincia a inveire contro il cane, contro i vicini. Butta il libro sul letto, va a farsi una doccia, ma l’acqua sembra non si riscaldi….
Il semplice abbaio del cane ha attivato un automatismo nel cervello di questa persona. Il problema è che la persona ha smesso di essere causa della sua vita, di ciò che gli succede ed è diventato effetto. Stiamo parlando di REAZIONI EMOZIONALI A CATENA NON RICONOSCIUTE.
In questo caso il cane ha causato un effetto che, probabilmente, sarebbe stato diverso se alla persona fossero piaciuti i cani. Sei d’accordo? Avrebbe percepito il cane, ma non si sarebbe fatto imprigionare dalla sua reazione.
Quante volte un’ingiustizia, un contrattempo, un piccolo incidente ci fanno rispondere in modo sgarbato a persone che non centrano nulla, o avere reazioni spropositate delle quali poi ci pentiamo? Sono automatismi che non ci permettono di vedere le cose in modo neutro. Ci mettono in posizione di effetto, invece che di causa. Siamo effetto delle nostre reazioni che ci precludono di essere causa oggettiva, o meglio consapevole.
Cosa succede nel nostro cervello?
Quando lo capiamo possiamo iniziare una risposta diversa e scegliere la risposta intuitiva.
Quindi. Da cosa siamo guidati?
La metafora della carrozza
Immagina l’essere umano, come lo descrisse il filosofo e scrittore George Ivanovic Gudjieff, paragonato ad un insieme formato da un cavallo, un cocchiere che guida il cavallo ed un padrone che è sul carro.
Il carro è il corpo fisico, il cavallo le emozioni, il cocchiere rappresenta la mente e il padrone la nostra coscienza superiore, la nostra Anima.
Prima di parlare del padrone dobbiamo parlare delle altre figure.
Abbiamo detto che viviamo delle reazioni inconsce, quindi in questo momento ci dedicheremo alle emozioni, rappresentate dal cavallo ed alla mente, rappresentata dal cocchiere, e cerchiamo di comprendere come funziona questo collegamento.
La mente
Oggi possiamo sapere cosa succede nel mostro cervello sopratutto con l’elettroencefalogramma che misura l’attività elettrica del nostro cervello. Grazie ad esso sono state divise le fasi dell’attività celebrale a seconda della loro frequenza, misurata in Hertz.
- 0,5-3 Hz Onde Delta è lo stato di calma, di profondo sonno, è lo stato in cui vivono i neonati ed i bambini fino ai 2 anni. Fisiologicamente tendono a dormire molto. Durante questa età, non abbiamo capacità razionali, assorbiamo tutto.
- 4-8Hz Onde Theta è lo stato di profonda introspezione, di semi veglia di semi incoscienza. Ci troviamo a questo stato dai 2 ai 5 anni in cui viviamo in un mondo di immaginazione. Siamo strettamente collegati al nostro mondo interiore
- 8-13,9 Hz Onde Alpha è uno dei primi stati di coscienza, ma con lo sguardo rivolto al nostro eterno. E’ il risveglio dopo la notte. Ci troviamo tra i 5 e gli 8 anni, in cui razionalizzi, ma sempre con un occhiaia tuoi sogni, all’immaginazione, ai desideri
- 14-30 Hz Onde Beta è lo stato razionale, attento. Durante questo stato arriva il nostro “giudice”, guardiamo all’esterno, analizziamo, c’è il dialogo interiore che ci giudica, ci dice cosa fare, dove sbagliamo. Ci troviamo tra gli 8 e i 12 anni. Siamo plasmati dagli automatismi che abbiamo imparato negli anni prima.
- 30-90 Hz Onde Gamma è l’iper attività celebrale. Ci troviamo in questo stato tutte le volte che attiviamo un’attenzione vigile. Iniziamo a sperimentarla intorno ai 12 anni. Siamo sempre meno pronti ad accedere alla parte profonda di noi.
Queste frequenze determinano la parte di mente che stiamo utilizzando:
La mente di superficie: produce un’attività iperattiva
- Dialogo interno
- Pensa al passato o al futuro
- Razionalizza tutto
- Pensa ad ogni cosa secondo il profitto o la perdita
- Prende decisioni in base alle esperienze pregresse
La mente profonda: è lo stato di calma/profonda quiete
- Non interpreta la realtà
- Sa qual’è la via giusta
- Non fa piani o progetti
- Non usa il futuro come via di fuga
- Non usa il passato come modello
Sai dove passiamo la maggior parte del nostro tempo? Tra le onde BETA e GAMMA!
Questo significa che comunichiamo quasi esclusivamente con la mente di superficie. Quella che contiene l’adattamento alle regole che conosciamo, invece di andare verso regole nuove, avere la possibilità di sperimentarle ed analizzarle in prima persona.
E’ come se i nostri neuroni fossero come il gioco dei puntini della settimana enigmistica e collegassimo i sempre gli stessi puntini. Costruiremo di continuo la stessa immagine ricalcandola più volte e facendola sempre più evidente. Diventiamo automi. Diventiamo effetto invece che causa.
Nota quando entri in una stanza con quale piede entri. Sono automatismi di cui non ci rendiamo conto. Il piede che usiamo non è naturalmente determinante, ma ci indica quante cose faccio in automatico…
Torniamo alla nostra figura di prima.
Gli automatismi trasmettono emozioni. Dal cocchiere al cavallo che ci guiderà. Effetto dei nostri automatismi si traduce in mancanza di libertà.
Possiamo uscire da questi automatismi:
- Riconoscendoli
- Iniziando ad accedere più frequentemente alla mente profonda
- Imparando a cambiare a comando questi automatismi
Così facendo andiamo ad alimentare gli stati creativi.
Le emozioni
Come abbiamo già visto le emozioni sono imperanti e soprattutto non sono tue, sono legate ad emozioni del passato che poi vengono richiamate.
Ricordi la storia della persona che leggeva il libro in giardino e comincia a sentire un cane abbaiare e si altera? Ha reagito ad un automatismo. E’ passato da causa ad effetto. Le abbiamo definite come reazioni a catena non riconosciute. Ti ricordi?
Questo meccanismo succede a tutti i livelli. Pensa ad un atleta che deve fare un record del mondo. Se non lo fa, in qualche modo. è perché reagisce ad un emozione, ha un blocco. Bisogna imparare a creare nuove emozioni.
L’imprenditore che se la prende con i suoi collaboratori, in realtà non se la prende con loro, ma con se stesso che non è stato in grado di gestire la situazione.
Una mamma che alza la voce con i figli, in realtà non si sta arrabbiando con loro, ma con se stessa che non riesce a gestire la situazione. Qualche automatismo la fa reagire così. Sei d’accordo?
Scopriamo sempre più in profondità le reazioni e che tutto è causa di reazioni.
Tutte le emozioni hanno un loro ciclo: si presentano, poi a seconda della loro intensità ci rimangono più o meno addosso. Penso al mio stato d’animo quando mi arrabbio con qualcuno, quando mi sento giudicata o offesa. Molte volte cerchiamo di soffocarle per non esplodere in azioni con conseguenze che conosciamo bene. Possiamo pensare ad emozioni anche di livello minore: un senso di frustrazione per un lavoro non riuscito come volevamo, il fastidio che proviamo per un insetto, ecc. ecc.
Se vado con la mente ad una di queste emozioni mi rendo conto che ognuna di queste emozioni è impermanente. Questo mi fa capire che nel momento in cui riconosco l’emozione spiacevole, posso consapevolmente decidere di abbassarne il livello emotivo.
Come?
Associandola alla visualizzazione di una situazione, un oggetto, un’immagine, che mi dà un senso di calma, di pace, di sicurezza. Può essere l’immagine di un panorama, un’immagine sacra, o una situazione piacevole vissuta. In questo modo velocizzo il passaggio di intensità della emozione. Non la blocco, anzi, la riconosco, so che è impermanente e per questo mi impegno a trasformarla in un’energia diversa.
Buon lavoro!
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